Musica antica, la festa europea canta italiano
Articolo di Alessandro Beltrami (tratto da "Avvenire" del 21/03/2013)
La leggi antica, la ascolti contemporanea. Sta forse nella novità di suoni spesso letteralmente inauditi da secoli il boom che negli ultimi decenni la musica che dall’alto medioevo sale fino al tardo barocco ha avuto in Europa prima e in tutto il mondo poi.
E che oggi (compleanno di Johann Sebastian Bach) è festeggiata per la prima volta da una Giornata Europea con concerti trasmessi in streaming sul sito web del Réseau Européen de Musique Ancienne (www.rema-eemn.net), organizzatore dell’evento.
«Questa musica esiste solo nel momento in cui un cantante o strumentista la porta alla vita attraverso la sua arte – ha detto Jordi Savall in un messaggio per l’occasione – Proprio come la nuova primavera che inizia oggi, fino a quando ci saranno esseri umani sensibili, la musica tornerà continuamente a rinascere a ogni nuovo spettacolo, e, attraverso l’emozione e la bellezza, a portare la sua pace e la consolazione indispensabili ai nostri cuori inquieti e fragili». Parole consonanti con quelle di Marco Mencoboni, organista, cembalista e direttore d’orchestra marchigiano apprezzato a livello internazionale, che stasera a Macerata eseguirà brani di Haendel e Corelli: «Ascoltavo, ancora studente, un concerto di Ralph Kirkpatrick. Durante il concerto un temporale provocò un black out. Lui era già completamente cieco, non si accorse del buio e continuò a suonare il suo clavicembalo. Quell’emozione mi ha fatto capire la mia strada».
Quasi un’illuminazione: «Parlo spesso della seduzione del bello. La musica tocca la pelle più delle altre arti. È la sensazione di trovarti di fronte a qualcosa di incatalogabile e che apre uno spiraglio su un’immensità di bellezza. Una crisi positiva che scatena passione e ricerca». E che l’ha portato a riscoprire la prassi del Cantar Lontano: «È nata nelle Marche all’inizio del ’600. Si tratta di collocare voci e strumenti in cantorie diverse, molto lontani tra loro». Il suono abita lo spazio e sembra piovere dall’alto: «Se entra in una chiesa vede nelle volte angeli musicanti. Il suono però non lo sente. Il Cantar Lontano aveva come fine far ascoltare a noi esseri terreni un piccolo assaggio della musica del Paradiso».
Mencoboni ha studiato con un maestro come Gustav Leonhardt: «Personalità come la sua o come Harnoncourt negli anni 70 sono state le prime domandarsi come la musica venisse suonata in altri secoli. Un modo di porsi davanti agli spartiti molto diverso rispetto a chi li aveva preceduti. Con lo studio della prassi antica si sono inchinati di fronte alla musica, in un’ottica si servizio, per farla propria e non per aggredirla». Quello della "early music" è un fenomeno nato nell’Europa del Nord e arrivato in Italia con successo ma non senza fatiche: «Rimane una forte resistenza all’uso degli strumenti antichi, anche nei conservatori, dove vige ancora una mentalità accademica di stampo romantico.
A Parigi, Amsterdam o Berlino c’è la classe di jazz, di elettronica, di antica e di contemporanea: si vive la musica nella sua interezza. Per fortuna però anche da noi si stanno facendo passi da gigante. E lo si vede dall’eccellenza dei nostri gruppi, acclamati e richiesti ovunque». La differenza però è anche a livello strutturale: «I gruppi stranieri sono aiutati e sovvenzionati, noi dobbiamo arrampicarci a mani nude. E pensare che l’80% della musica barocca eseguita nel mondo è italiana.
Nel nostro Paese siamo schiavi del melodramma. I teatri lirici assorbono gran parte dei contributi pubblici per proporre poi sempre la stessa decina di titoli. Eppure quante opere sono state composte tra Sei e Settecento? Nessuno o quasi spende un centesimo per portarle in vita. Lo fanno invece in Europa e negli Stati Uniti. All’estero riescono a fare Pil con i nostri beni culturali! I nostri archivi sono giacimenti di petrolio. La sfida, ora, è riuscire a fare rete. E questa Giornata è certamente una tappa importante».
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