The masque of Oberon
Ricostruzione del Masque tenuto a Whitehall il capodanno del 1611 per il Principe Enrico. La ricostruzione musicologica è stata curata da Peter Holman e Peter Downey, con musiche di Ferrabosco II e Johnson scelte e adattate dal repertorio dell'epoca.
Ben Jonson
The Masque of Oberon
Musiche di Ferrabosco II, Johnson, Holborne
Musicians of the Globe - Philip Pickett
Philips 446 217 (Reg. 1994 - Playing time: 50')
Track list

Il masque era essenzialmente una cornice drammatica per una serata di danze in società; i revels, la parte dove i partecipanti scelgono i partner tra il pubblico, di solito riempivano soltanto una o due righe nel testo stampato, ma in realtà occupavano la maggior parte del tempo. I masques differivano da altre forme drammatiche per il fatto che le parti dei protagonisti erano danzate e venivano interpretate da aristocratici, tra cui anche membri della famiglia reale. Ben Jonson concepì l'Oberon per il sedicenne principe Enrico, che assunse il ruolo del titolo; si dice che tra gli altri partecipanti al suo masque vi siano stati due conti, tre baroni, cinque cavalieri e due gentiluomini di campagna. Al masque prendevano parte anche dei cantanti e degli attori professionisti, ma in ruoli secondari; nell'Oberon molti di loro facevano parte della "stirpe delle Fate" di Oberon. I ballerini professionisti, di solito tratti dai ranghi dei maestri di danza di corte, venivano richiesti per i vigorosi antimasques, gli episodi comici o grotteschi che precedevano la parte seria del masque, nell' Oberon essi assunsero i ruoli dei Satiri, sebbene ci fosse anche un antimasque di "Fate minori" eseguito da bambini.

La ricostruzione musicologica di Peter Holman e Peter Downey
La musica per l'Oberon venne scritta da due membri dell'entourage del principe Enrico: Alfonso Ferrabosco II e Robert Johnson. Al pari di altri masques di corte, l'Oberon ci è pervenuto in forma frammentaria, e per metterlo in scena c'è stato bisogno di un notevole lavoro di ricostruzione. Solo tre dei numeri vocali originali sono sopravvissuti; gli altri sono stati riscritti adattando i testi dell'Oberon ad altre canzoni di Ferrabosco e Johnson. I cori sono stati riscritti per intero, dato che non ce ne è pervenuto nemmeno uno dai masques della corte giacobita. Le canzoni si dividono in due tipi: alcune sono simili a normali canzoni con accompagnamento di liuto, mentre altre usano uno stile declamato influenzato dalla monodia italiana, in cui la linea melodica viene spezzata da pause - un accorgimento necessario in un edifìcio affetto da risonanza - e presenta una forma parzialmente determinata da figure provenienti dalla lingua parlata.

Il resto della musica strumentale non doveva essere stata scritta appositamente per questo allestimento, per cui abbiamo operato una scelta dal consueto repertorio del consort. I brani per strumenti a fiato derivano per lo più da un manoscritto ora al Fiztwilliam Museum di Cambridge, che conserva il repertorio dei consorts per strumenti a fiato della corte giacobita (Augustine e Jerome Bassano facevano parte del consorte flauti a becco di corte), mentre i revels sono tratti da Pavans, Galliards, Almains di Antony Holborne (1599). L'Oberon è straordinario per l'atmosfera di poesia "fatata" del testo (sicuramente influenzato dal Sogno di una notte di mezza estate), oltre che per la bellezza della musica che è giunta fino a noi. Al testimone oculare spagnolo il lavoro piacque moltissimo, anche se il pubblico era molto più interessato alla cena che seguì: "Finito il masque, il re e la regina con le dame e i gentiluomini del masque passarono alla sala dei banchetti, uscendo dopo aver guardato in giro e aver fatto un giro attorno alla tavola; e in un momento la cena venne imbandita con fretta furibonda, secondo la strana usanza di questo paese" (nella foto a lato: schizzo di Inigo Jones della scenografia per la seconda scena dell'Oberon).
L'esecuzione del "Masque of Oberon"

Il complesso di violini di corte eseguiva le danze nella zona ad esse riservata o da una parte del palcoscenico. Questi archi suonavano normalmente per le danze coreografate del masque e per le danze di società che si svolgevano durante un masque, ma a volte le danze del masque erano orchestrate per strumenti più esotici, scelti come simbolo o imitazione del carattere dei ballerini. Anche il complesso di viole e liuti di corte era probabilmente sistemato a lato del palcoscenico. Sembrerebbe che la metà dei 20 liutisti partecipanti interpretassero le Fate sul palcoscenico, suonando nelle danze e nei cori del masque, e alcuni di questi erano cantanti che accompagnavano i propri assolo. Gli altri devono esser rimasti seduti a lato del palcoscenico. Le viole suonavano probabilmente con le voci. I liuti venivano chiaramente scelti per rappresentare il suono argentino della musica delle Fate, e dato che essi eseguono numerose danze del masque da soli, era necessario avere un gran numero di liutisti. Il racconto del testimone oculare che ha assistito all' Oberon suggerisce che gli strumenti a fiato erano associati ai Satiri dell' antimasque - più probabilmente flauti a becco, gli strumenti dalla forma fallica tradizionalmente collegati alle feste e alle passioni dionisiache. I flautisti sedevano tra i liuti e le viole e venivano accompagnati dagli strumenti a corde metalliche pizzicate e da una spinetta.
Melt earth to sea, sea flow to air, And air fly into fire,
Whilst we in tunes to Arthur's chair Bear Oberon's desire;
Than which there nothing can higher be Save James, to whom it flies:
But he the wonder is of tongues, of ears, of eyes.
"Who hath not heard, who hath not seen, who hath not sung his name?
The soul that hath not, hath not been, But is the very same
With buried sloth and knows not fame Which doth him best comprise:
For he the wonder is of tongues, of ears, of eyes.
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