martedì 16 aprile 2013

Marco da Gagliano: La Dafne

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Marco da Gagliano: La Dafne (1608)


Il frontespizio della pubblicazione a stampa
della "Dafne" (1608)
Marco da Gagliano (1582-1643), sacerdote e maestro di cappella a San Lorenzo a Firenze, fu il fondatore della Accademia degli Elevati nel 1607. Dal 1608 divenne maestro di cappella della cattedrale di Firenze, quindi alla corte dei Medici. Compositore prolifico, tra le sue opere si annoverano numerosi intermedi ed azioni sceniche andati in gran parte perduti, 6 libri di madrigali e composizioni sacre. Ci rimangono due sue opere: La Dafne, scritta quando entrò in contatto con la corte di Mantova dove venne rappresentata nel 1608 e La Flora, rappresentata a Firenze nel 1628.

Composta per i festeggiamenti alla corte del duca Vincenzo Gonzaga di Mantova, La Dafne è l'opera più importante di questo compositore e rappresenta quel tipico intrattenimento di corte nato dagli intermedi del Rinascimento e dalle esperienze fiorentine compiute della Camerata de' Bardi. E' il frutto di un secolo di tentativi, iniziati dalla Sofonisba del Trissino, di portare nel teatro italiano quel phatos che era presente nelle rappresentazioni antiche mettendo in atto tutti quei procedimenti compositivi che meglio riescono a restituire forza espressiva alla parola.

Possiamo dunque dire che La Dafne, assieme all'Orfeo di Monteverdi, è quell'opera che inaugura il teatro lirico del XVII secolo e uno dei primi melodrammi in assoluto della storia della musica. Composta sul libretto di Ottavio Rinuccini, quel medesimo testo che Jacopo Peri utilizzò per la sua omonima opera andata in scena nel 1600 e riveduto per l'occasione, l'opera trae spunto dalle vicende raccontate da Ovidio nelle Metamorfosi relative al mito di Dafne, che per sfuggire alle profferte amorose di Apollo si trasforma in un albero d'alloro. L'azione drammatica non è continuata bensì ci troviamo dinnanzi ad una serie di episodi, racchiusi in 6 scene, ciascuno dei quali è caratterizzato da una propria carica espressiva.

Pur non raggiungendo il livello dell'opera monteverdiana, ci troviamo comunque dinnanzi ad un piccolo capolavoro che all'epoca raccolse a Mantova entusiastici consensi analoghi a quelli raccolti l'anno prima dall'Orfeo di Monteverdi. Le indicazioni sugli strumenti da impiegare, seppur presenti nella prefazione della pubblicazione a stampa dell'opera, non sono particolarmente dettagliate, e pertanto occorre rifarsi alle indicazioni presenti nell'opera monteverdiana per scegliere l'organico da impiegare nell'esecuzione. Gagliano segue la tecnica e lo stile delle composizioni fiorentine di Peri e Caccini anche se vi è maggiore ricchezza nei cori nei quali si inseriscono parti strumentali o veri e propri ritornelli.


"Ballo de la notte d'amore" e "Prologo" da La Dafne (Ensemble Elyma, dir. Gabriel Garrido)


Dischi consigliati

Di quest'opera esiste una registrazione storica del 1977 con Jürgen Jürgens alla direzione della Camerata Accademica di Amburgo (cd Archiv "Collectio Argentea" 437 074 fuori catalogo ma disponibile in download digitale sul sito della Deutsche Grammophon).
Una versione più recente e davvero imperdibile è quella di Gabriel Garrido con l'Ensemble Elyma e il coro Antonio il Verso (cd K617, UPC: 338351000058) su strumenti originali e con un cast di solisti quali Maria Cristina Kiehr, Roberta Invernizzi, Adriana Fernandez, Jordi Ricart, Achim Schulz Anderson, Furio Zanasi. Per la sinfonia iniziale, mancante nella partitura originale come in uso all'epoca, Garrido ha scelto la sinfonia del Primo Ballo detto della 'Notte d'Amore' di Lorenzo Allegri (1567-1648).

Marco da Gagliano
La Dafne
Studio di musica antica Antonio Il Verso
Ensemble Elyma, dir. Gabriel Garrido
(Rec. 1995 - Playing time: 68')

K617 n° K617058

Track list




La vicenda

Prologo - Nel Prologo il poeta Ovidio racconta della trasformazione della ninfa Dafne in albero di alloro, della potenza che Amore detiene sugli uomini e di Apollo che, pur essendo dio, è stato vittima di Amore e per questo piange la perdita della sua amata Dafne.

Scena 1 - Il terribile drago Pitone perseguita le ninfe e i pastori divorando le loro greggi e distruggendo i loro campi. Alla invocazione delle ninfe e dei pastori al dio Apollo affinché li liberi dall'orrendo mostro segue una lotta tra Apollo e il drago che si conclude con la sua uccisione.

Scena 2 - Venere e il figlioletto Amore incontrano Apollo che vaga per i boschi. Costui osa schernire il figlio di Venere asserendo che essendo cieco non riesce neanche a vedere dove vanno a finire i suoi dardi mentre lui è riuscito ad uccidere il crudele mostro Pitone. Venere allora lo mette in guardia dallo schernire Amore che giura che non avrà pace finché non riuscirà a colpire Apollo con un suo dardo.

Scena 3 - La bella Dafne, ninfa cacciatrice, domanda ai pastori su che fine avesse fatto il mostro Pitone. Costoro le rispondono che Apollo l'ha ucciso dopo una violenta lotta. A questo punto Apollo incontra Dafne e ne rimane rapito per la sua bellezza e le domanda se è una dea oppure una ninfa. Alla risposta di Dafne che le rivela di essere una donna mortale, Amore colpisce con il suo dardo Apollo che così le racconta del suo combattimento e le propone di diventare sua compagna di caccia. Dafne però fugge dicendo che una legge suprema e inviolabile non le consente di avere un dio per compagno.

Scena 4 - Amore è trionfante per aver compiuto la sua vendetta su Apollo, che piange d'amore trafitto. Venere, dopo un colloquio con il figlioletto, lo invita a tornare con lei tra gli dei.

Scena 5 - Dafne, per sfuggire ad Apollo, si trasforma in un albero di alloro. Il nunzio Tirsi fa da messaggero di questo triste fatto alle ninfe ed ai pastori che piangono la perdita della cara Dafne.

Scena 6 - Apollo piange insieme alle ninfe e ai pastori la scomparsa della sua amata.



- Il libretto dell'opera (dal sito Librettidopera.it)




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